[Per la traduzione in LIS di parte dell’intervista, troverete il video qui]
Il valore dell’inclusività che la poesia ha nella contemporaneità porta a esplorare nuove forme performative il cui obiettivo è quello di poter essere di tutti e per tutti. Abbiamo deciso di aprire questo mese di interviste con Eugenia Giancaspro (in arte, Antigone), una delle slammer italiane che ha improntato la propria perfomance nella commistione tra oralità e LIS, lingua dei segni italiana.
Parlaci un po’ di te: come sei venuta a contatto con i Poetry Slam e qual la tua esperienza all’interno di questo mondo?
Il mondo dello slam l’ho conosciuto su facebook: avevo visto un evento che si sarebbe tenuto in un piccolo locale che si trovava in uno degli antri più scuri di tutta Benevento. Chiedevano di inviare delle poesie autografe, pensai chissà quante persone invieranno i loro testi! Centinaia! Ma che dico migliaia di migliaia! Mi dissero: sei stata selezionata per partecipare al poetry slam e il mio cuore si riempì d’orgoglio, presi un intercity tutto scassone per andare da Venezia a Benevento saltando diverse ore di lezioni universitarie per andare a leggere i miei scritti – mi chiesero anche di portare dei pezzi di riserva – dissi ok. Naturalmente non ne avevo, non scrivevo molte poesie, tenevo un diario con qualche slancio lirico ma non mi sentivo minimamente poetessa. Nel viaggio in treno, con occhi lucidi, m’immaginavo un apocalittico duello tra me e il poeta “pesi massimi” che contro ogni previsione avrei messo KO nonostante fossi una specie di under18 della poesia. Sì, avevo una visione del tutto particolare del mondo dei poeti o slammers contemporanei.
Arrivai ultima, naturalmente.
Non mi presentai ad uno slam per più di due anni. In genere dico che ero stata brutalmente ferita, ma la verità è che tornai in Veneto e lì lo slam ancora non esisteva. Però mi piace raccontarla come se non avessi partecipato più per due anni a causa del mio orgoglio ferito, fa molto genio incompreso stile Virgilio che tenta di bruciare l’Eneide.
La tua passione per la lingua dei segni (LIS) da dove nasce e quando hai deciso di farne un tratto distintivo delle tue performance?
Dopo quel clamoroso debutto-fiasco tornai in Veneto per proseguire gli studi in Linguistica per la sordità e disturbi del linguaggio, un corso di laurea specialistico dell’Università Ca’ Foscari di Venezia: la mia passione per la LIS nasce proprio lì tra i banchi del palazzo Ca’ Bembo, dove ho scoperto la poesia, le canzoni e in generale l’arte in LIS, nonché il mondo e la cultura sorda nella sua totalità. Quando, nel 2017, ritornai nella mia Benevento per frequentare il corso professionale da Interprete LIS, mi invitarono ad un nuovo slam, ma questa volta ero preparata: feci le mie due poesie e l’ultima- molto breve – la recitai segnando. All’epoca, ero ancora principiante eppure la LIS balzava subito agli occhi, il segno molto prima del verso faceva il suo effetto! Mi guadagnai un dignitoso quarto posto e la giuria MILF mi conferì il premio ‘Saffo’. Fu una bella serata. Col tempo aggiunsi i segni a tutti gli altri slam che stavo scrivendo. L’appuntamento con lo slam aveva quasi una cadenza mensile e quindi avevo una buona scusa per scrivere, per sperimentare; mi piacevano gli slam assonantici e così cominciai anche io a scrivere giocando coi suoni. Mi veniva piuttosto semplice scrivere di getto, flussi che potrebbero ricordare un po’ il rap; il segnare durante la performance rese particolarmente difficile leggere e così cominciai a far lavorare la memoria. In questo modo ho scoperto il potere dell’interpretazione e della resurrezione collettiva del testo.
Da un punto di vista sociale di inclusione, quali sfide possiamo affrontare nel mondo poetico per poterci avvicinare al mondo sordo? Quali sono gli approcci già esistenti che permettono alle persone con disabilità sensoriali di poter fare e apprezzare la poesia?
Quello che la LIPS ha fatto per avvicinare il mondo sordo è stato rendere accessibile diversi eventi di poesia tramite sottotitolazione e con la partecipazione di interpreti LIS. Ricordo una bellissima serata a Torino, organizzata dalla Off topic, completamente accessibile al pubblico sordo, con la poetessa sorda Valentina Bani che si esibì sul palco con la sua performance poetica visiva. Venne proiettato il meraviglioso documentario Deaf jam sullo slam in ASL, American Sign Language. Il tutto si concluse con uno slam sottotitolato e tradotto in LIS condotto da Alessandra Racca, Arsenio Bravuomo e Alessandro Burbank.
Io stessa ho organizzato diversi eventi in LIS, culturali e poetici, tra cui due magnifici slam e anche un laboratorio di scrittura e traduzione estemporanea. A Benevento, insieme ai poeti della Caspar Campania Slam Poetry, mi piaceva sperimentare. Quello che stava per fare la LIPS tra il 19 e il 21 marzo 2020, sarebbe stato niente popo’ di meno che la traduzione in LIS e la piena accessibilità della serata finale degli Europei di poetry slam. Cosucce insomma. Quello che si può fare in futuro è moltissimo: si può provare a pensare uno spazio in cui la poesia possa essere accessibile a quante più persone possibile, accessibile, che non significa semplificata; ecco questo sarebbe un gran bel sogno da realizzare. Io ho delle idee.
Sappiamo che tieni corsi base di lingua dei segni. Che riferimenti utili possiamo dare a chi ci legge e a chi potrebbe essere interessato a conoscere questo mondo?
Sì, ecco non proprio un corso base, diciamo piuttosto che durante la quarantena mi sono offerta volontaria per tenere delle piccole lezioni in LIS su zoom, ho avuto un buon riscontro, ma è stata un’idea d’impulso che è diventata subito concreta, senza dover trovare un’aula o una scuola a cui appoggiarmi è stato piuttosto facile, ho solo dovuto aprire un meeting su zoom.
Al momento le mie sono piccole pillole e momenti per segnare con sostanzialmente gli amici che hanno letto il mio appello su facebook!
Però per chi volesse imparare la LIS (e non solo l’ABC) consiglio di andare alla sede provinciale ENS, Ente Nazionale Sordi, più vicina e chiedere informazioni, se vi ritrovate circondati da sordi, non abbiate paura, parlate lentamente senza urlare, e portatevi un foglietto di carta per eventualmente comunicare in forma scritta. Io consiglio di seguire un corso base all’ENS e capire se siete davvero interessanti al mondo sordo; in caso di risposta affermativa posso consigliare i luoghi dove ho imparato io la LIS oppure quelli che hanno una risonanza nazionale:
- corso di laurea in Scienze del linguaggio, percorso Linguistica per la sordità e disturbi del linguaggio dell’Università Ca’ Foscari di Venezia è per esempio il corso (nel mio caso magistrale, ma c’è anche la versione triennale) dove ho ricevuto un’ottima formazione non solo di LIS, ma di tutto ciò che c’è da sapere di sociologia della disabilità e cultura sorda; lì se spulciate ci sono sempre nuove offerte formative e anche un bellissimo master di interpretariato in LIS;
- Scuola la Tecnica di Benevento, in Campania, che è la scuola che per due anni ho frequentato: lì ho trovato un direttore, Bruno Ascione, dal cuore grande e tutta la sua squadra pronta ad accoglierti in una scuola dove si può trovare un ambiente di apprendimento sereno e tanta flessibilità;
Consiglio infine due luoghi dove imparare la LIS che io però conosco solo per ‘fama’ in particolare l’Accademia europea di Laura Santarelli o ancora il Gruppo SILIS – entrambe scuole che si trovano sul territorio romano.