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Poesia e carcere – L’esperienza di Elena Gerasi

Questo mese di luglio lo abbiamo voluto dedicare alla poesia e al carcere: ai vari progetti che, alcuni poeti e educatori, hanno portato avanti nelle carceri italiane, delineando un approccio alternativo ed inclusivo che potesse permettere un’espressione a 360° dei detenuti. Qui di seguito abbiamo chiesto ad Elena Gerasi, una delle figure importanti della scena slam italiana, di raccontarci la sua esperienza del progetto “Laboratorio di lettura e scrittura creativa di opera” nato nel 2016.

Raccontaci com’è nato il progetto di poesia in carcere e quale approccio alla poesia hai seguito?

La collaborazione tra la Lips e il Laboratorio di lettura e scrittura creativa di opera è nata nel 2016 quando, dopo aver partecipato a una lezione con i ragazzi del laboratorio ho capito che si trattava di un luogo magico in cui sarebbe stato possibile qualsiasi progetto. La voglia di ascoltare e di confrontarsi dei ragazzi del laboratorio era infatti incredibile e sicuramente il terreno ideale per un poetry slam, dove l’ascolto reciproco e il confronto sono il cuore di tutto. In piena collaborazione con il laboratorio, che è invece una realtà consolidata in oltre 25 anni di vita, a Silvana Ceruti (che questo laboratorio lo ha fondato) e ad Alberto Figliolia abbiamo pensato fosse necessario realizzare un evento il più simile possibile ai numerosi slam che si realizzavano fuori, permettendo ai ragazzi di gareggiare con poeti esterni e di avere una giuria popolare. Questo evento è divenuto annuale e il vincitore di turno, attraverso permessi talvolta accordati e talvolta no, poteva gareggiare alle semifinali regionali parimenti a tutti gli altri vincitori lombardi. Uno di loro, MASV, l’anno scorso è addirittura arrivato ai nazionali fermandosi in finale e mostrando a tutti quanto possa essere aperto e inclusivo il poetry slam.

Le persone in carcere come hanno risposto a questa iniziativa?

I ragazzi del laboratorio hanno risposto da subito con curiosità e interesse, dopo un primo anno di assestamento hanno capito a perfezione come si svolgeva un poetry slam e hanno iniziato a perfezionarsi nelle performance per poter competere al meglio, tanto da arrivare a gareggiare addirittura alle finali nazionali.

Ci puoi raccontare qualche aneddoto?

A Ragusa ricordo di aver chiamato la famiglia di MASV per comunicargli come stava andando e loro mi hanno detto che da tutto il mondo gli amici e parenti lo stavano guardando in diretta streaming sulla pagina facebook della Lips e che erano molto felici. Emozionante.

Quale valore assume la poesia in questo contesto?

La poesia è spesso liberatoria, catartica e capace di aiutare le persone a stare meglio. In questo contesto il significato di queste parole assume un senso ancora più profondo. Per molti dei ragazzi del laboratorio la poesia è una nuova forma di libertà e di riscatto personale.

Quali consigli daresti a chi volesse intraprendere un percorso di questo tipo?

Collaborare da zero con le strutture carcerarie è molto complesso, ma ci sono molte realtà preesistenti e consolidate con cui si può collaborare per poter proporre poetry slam o laboratori di scrittura, le difficoltà ci sono e ci vuole infinita pazienza ma si può arrivare ad instaurare un rapporto di fiducia tale da permettere situazioni di cooperazione e apertura incredibili. Bisogna crederci e farsi guidare.