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Intervista a Filippo Balestra: Un Adesso Immenso, dedica ad una Milano mai vista prima

Ciao Filippo, è un piacere poter approfondire con te Un Adesso Immenso, la video poesia da poco uscita su tutti i social. Prima di iniziare ti va di raccontarti un po’ a chi, tra i nostri lettori, potrebbe non conoscerti?


Sì, provo a raccontarmi anche se è giustamente difficile. Di base direi che mi piace l’assurdo, l’illogico, il surreale il metafisico e il situazionistico (che, situazionistico, è brutto da dire ma si può dire). Mi affascinano i meccanismi del linguaggio e i misteri della parola. L’altro giorno pensavo: ogni parola nasconde. Oggi invece pensavo: la parola non dice tutto quello che non dice. Ecco, mi faccio affascinare da tutte quelle cose che forse non vogliono dire niente e che quindi sembrano poter dire molto di più di quel che dicono, presente?

Come è nata la collaborazione con Alessio Bertallot? Cosa è MI-SIDE?


Bertallot è un grande ed è un vero indagatore dell’arte. Non mi è ben chiaro come gli sia arrivato il mio nome, ma ne sono ovviamente contentissimo. Mi ha raccontato, Bertallot, che ha ricevuto un invito a Genova per un importante evento, credo tra il 2018 e il 2019. Doveva mettere delle musiche e si è fatto consigliare qualche voce di poeta genovese da poter inserire facendo dei cut up sulle basi da lui selezionate. Forse qualcosa tipo PJ, come fa anche Luigi Socci in Ancona. Insomma qualcuno, non ho capito chi, gli ha suggerito, tra gli altri, il Balestra. È tornato a Milano e dopo non troppo tempo mi ha telefonato per coinvolgermi in Mi-Side, che è un impianto di direzione artistica, sempre curato da Bertallot, per la promozione della prossima apertura di Mercato Centrale a Milano. Marketing, insomma, ma mi pare un bel marketing. Sono già usciti due video, uno è Un Adesso Immenso e l’altro è Dance of the plants, di Cesare Picco. Uscirà un altro video con Venerus e poi altri due che non so.

Come sei arrivato a Un Adesso Immenso? Puoi parlarci del processo creativo che ci sta dietro?


Un adesso immenso è prima di tutto un concetto che mi piace molto anche per come suona. È collegato anche all’idea di eccesso di presente e di straripamento dell’immediato. L’idea di inevitabile ovunque è forse un mio tema ricorrente che per fortuna non decido io. Non saprei dirti veramente com’è nata la poesia anche perché è fin dall’inizio legata all’idea di video che Bertallot mi ha proposto e per la quale mi ha lasciato assoluta libertà. Posso dirti che in questo caso per la mia scrittura io prendo il concetto di adesso immenso e lo considero lampo di senso e, spazialmente, questo lampo di senso lo prendo per muovermici dentro e intorno.
Poi altre riflessioni riguardano l’idea di poesia contemporanea collegata all’idea di poesia contemporaneamente, e qui mi è più difficile spiegare in che modo mi capita di pensare diverse parole nello stesso momento. C’è stato un periodo che non stavo proprio benissimo proprio per questo motivo qua. Ci sono tantissime parole e alcune, sì, mi stanno antipatiche ma altre mi dispiace non usarle. Così ogni volta so che quando ne uso una, di parola, sto decidendo di non usarne tantissime altre. Questo, se ci penso, crea in me grande sgomento.
Comunque tutto è banalmente legato insomma alla sovrabbondanza di input del pazzesco periodo storico in cui stiamo vivendo, un periodo storico che ci fa sentire nel futuro anche se il futuro sono convinto debba ancora arrivare.
Milano è una città che ben rappresenta questa idea di abbondanza e di sovrapposizione di diverse contemporaneità. Qualche anno fa studiavo David Harvey e si parlava di postmoderno e ora io sinceramente non so se si può dire postpostmoderno o come insomma definiamo quel che è l’adesso. Appunto, non so bene, sono a volte preoccupato ma anche felicemente curioso.

Ti è stato chiesto di guardare Milano da fuori. Qual è il tuo rapporto con Milano?


Beh, io sono di Camogli. A Camogli durante l’estate arrivano moltissimi milanesi a far le loro vacanze e da camoglino, per tradizione, sarei più o meno tenuto a detestare queste persone che vengono giù a godere dei nostri mari. Poi invece sono diventato amico di buona parte di loro e anzi, mi sono trovato io ad andare a Milano diverse volte per godere di tutta quella potenzialità a forma di città e ho trovato poi una Milano che non è necessariamente quella frenetica del business ad ogni costo. Anzi, c’è una bellissima Milano che resiste alla forzatura dell’iperproduttività. A me piace quella Milano lì.

Hai già preso parte a progetti simili in passato?


Un mio grandissimo amico regista, Sieva Diamantakos – greco spezzino bolognese berlinese ucraino – mi ha convinto una volta a girare un video sulla voce di una mia poesia, Trovare l’orientamento. Quello per me è un pezzo di cuore. È ambientato a Genova e a riguardarlo oggi direi che potrebbe essere la versione genovese di Un adesso immenso.

Progetti futuri?


Il mio progetto futuro ha purtroppo a che fare con il tutto. Questo è un problema.

Su quali piattaforme possiamo seguirti dove possiamo recuperare i tuoi lavori?


Mi sembra di non essere attivissimo sul web (ma forse non è vero ma comunque mi sa che non farò instagram, non ce la faccio). Sono su facebook, c’è la pagina Genova Slam che pian piano guadagna sempre più spazio e poi ho un blog che a volte (sempre più raramente) aggiorno.
Poi ci sono miei racconti e prose impazzite sparpagliati online, basta cercare un pochino e si trovano. Ve ne passo due che mi piacciono sicuramente:
Troppi giapponesi in casa” è un racconto sulla rivista Colla.
Esperimento della depressione” è una prosa impazzita (o racconto?) per Grafemi, il blog di Paolo Zardi.
E poi sto curando la rubrica di “poesia slam” (se esiste questa categoria) per la bellissima rivista inutile.