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Impressioni sul Brasile – L’esperienza al mondiale WPSO di Filippo Capobianco

Questo è stato per te un anno ricco di traguardi importanti. Campione nazionale
italiano. Campione del mondo alla Coupe du Monde e hai gareggiato di recente alla “WPSC”. Quali sono i momenti più significativi che ricordi di questi eventi e come è per te rappresentare l’Italia agli occhi del mondo?

Innanzitutto, ciao a tuttə! Come state? Dormite abbastanza? State bevendo tanta acqua? (no Marco, ho detto acqua. ACQ – no Marco dai scendi da lì, per favore, cosa stai – Marco ascoltami un secondo, smettila di biascicare, asp – Marco dove sono i tuoi pantaloni?) Vorrei ringraziarvi per le domande e per questo spazietto, che userò anch’io per ragionare ad alta voce sugli ultimi dodici mesi. Sarò breve.
L’ultimo anno per me è stato travolgente, a tratti illogico, a partire dal fatto che è durato almeno sei anni. Se mi fermo un attimo a pensare a tutto ciò che è capitato, se insomma chiudo gli occhi e apro le porte ai ricordi, devo dire che non mi sento tanto bene. Nausea, vertigini: tutto un po’ troppo. Ci sono stati cambiamenti molto veloci e io ho faticato tanto ad abituarmi in fretta alla nuova realtà, ai nuovi impegni, alle nuove prospettive. Sto pian piano migliorando, avevo solo bisogno di tempo.
La maggior parte dei ricordi che mi assalgono, però, sono positivi, e questo è davvero un bene. Su tutti, i momenti con le persone che quest’anno mi sono state vicinissime e che hanno reso possibile tanto di ciò che è successo (e che riceveranno questa mail, quindi le nomino): ci sono gli abbracci e le coccole con Eleonora e le camminate di notte con Gabriele – dopo averle “prese a ninja”, di solito – il cappottone beige di Giuliano che è proprio comodo se ci appoggi una guancia, le partite a scacchi con Lorenzo e le canzoni improvvisate con Gloria, le chiaccherate sui treni e come treni con Olympia e gli abbracci vestiti di pile (da leggere “páil”) con Daniele, c’è il Modernista pieno da scoppiare a fianco a Sam e al “Pres” e i WowBurger tagliati in tre con Sissi e Zadra. C’è ogni giorno e ogni fiore condiviso con Martina, petalo per petalo. A loro va la mia più profonda gratitudine.
Musica sdolcinata in the background. Non mi sono mai sentito rappresentante “dell’Italia”, troppe montagne, troppi kilometri, troppi fascisti, ma ovunque sono andato (e quindi da Vimercate a Sciacca a Parigi a Rio de Janeiro) mi sono sentito rappresentante della LIPS, di un modo di fare e di un tentativo di essere in cui credo molto. Ecco, l’aver rappresentato la LIPS per me è stata una delle più grandi emozioni e uno dei più grandi onori di quest’anno. Sono molto contento di com’è andata, spero lo siate anche voi.

Ascoltandoti attentamente e notando il tuo talento da monologhista, si evince il tuo background teatrale. Quanta importanza ha avuto per te lo studio di questa
disciplina? La consiglieresti a un poeta che si approccia alla Slam Poetry?

No, non la consiglierei. La consiglierei a chiunque voglia trovare gioia nel proprio corpo, nella relazione con gli altri, a chiunque voglia esplorarsi a fondo e senza filtri, a chiunque abbia il desiderio di decostruirsi e di mettersi nei panni dellə altrə, a chi si lascia trasportare dalle storie come se fossero portali per mondi paralleli e a chi ha voglia di vivere quelle storie sulla propria pelle, a chi non ha niente da fare il martedì sera, a chi sta cercando un’attività per staccare dal lavoro e a chi vuole staccarsi dal lavoro per sempre, a quellə che ascoltano solo jazz e a chi
su Despacito perde il controllo dell’anca come mia nonna sulle scale a chiocciola, a chi odia il capitalismo e a chi invece lo ama, cazzo, perché ha fatto anche delle cose buone, agli esuli, agli innamorati e a chi si approccia alla slam poetry.
Ma a chi si approccia alla slam poetry devo dire no, sinceramente no, la pratica teatrale non la consiglierei. Forse un bel libro di Coelho.

Raccontaci su cosa si concentra la tua ricerca poetica, del tuo spettacolo e dei tuoi
progetti futuri.

Al momento, la mia ricerca è soprattutto di forma: sto cercando di esplorare nuovi modi(nuovi per me, al di fuori delle mie corde più istintive) per scrivere e stare sul palco. Una cosa che mi preme molto è di sperimentare con i tanti modi in cui poesia, teatro e musica possono intersecarsi, sia nel corpo che sulla pagina. Ora come ora, sto provando a scrivere un libro. Uno “sbatti” incredibile.